LA COMUNICAZIONE TELEFONICA!

gennaio 25, 2012

 Come la televisione ed il computer, anche il telefonino rappresenta uno strumento tecnologico di crescente utilizzo che, come dimostrano recenti e numerosi studi, è anche un oggetto verso il quale si può sviluppare una vera e propria forma di dipendenza.  Con la crescita del numero e dei modelli di cellulari, nonché dei servizi offerti attraverso il telefonino, si assiste infatti all’incremento di casi di quella che, in alcuni paesi, è già diventata una “malattia sociale” e che è stata definita  telefonino-dipendenza”o “cellularomani”.

La nascita e lo sviluppo del mercato della telefonia mobile ha avviato profonde trasformazioni sociali, attribuendo nuove funzioni psicologiche al telefonino rispetto a quelle assolte dal telefono tradizionale.  La tendenza di questo moderno e trasportabile strumento di comunicazione telefonica a diventare nel giro di poco tempo alla portata di tutti, indipendentemente dall’età o dallo status socio-economico, insieme allo sviluppo di crescenti ed innumerevoli caratteristiche tecniche, implicano delle riflessioni relative alle principali funzioni sociali e psicologiche che il telefonino attualmente assolve.

Inizialmente, infatti, il cellulare era uno strumento essenziale, alla portata di pochi, il cui possesso assolveva alla funzione di rendere costantemente rintracciabili in tempo reale un numero  privilegiato di utenti “socialmente impegnati ed importanti”.

Ben presto il cellulare ha cominciato a rispondere e ad alimentare il bisogno comune di essere vicini, superando i confini dello spazio e del tempo, trasformando profondamente le possibilità delle relazioni quotidiane, favorendo la possibilità di aumentare le occasioni di intimità e, talvolta, anche quelle di violazione della libertà e degli spazi personali.

Così, di pari passo alla moltiplicazione delle funzioni tecniche di un telefonino si sono trasformate anche le sue funzioni sociali e psicologiche: il cellulare oggi è uno strumento che accompagna ogni momento della giornata e che aiuta ad organizzare ed a gestire ogni momento della vita, dal lavoro (con le agende, le sveglie, le rubriche, l’orologio) ai momenti di svago (con i giochi, le fotocamere, le videocamere).

Conseguentemente all’evoluzione del mondo della telefonia mobile oggi, oltre alla generica e tradizionale funzione di comunicazione, il telefonino rappresenta uno strumento che riveste almeno tre importanti funzioni psicologiche relative sia alla sfera individuale, che a quella relazionale.

Una delle principali funzioni psicologiche del cellulare è quella di regolare la distanza nella comunicazione e nelle relazioni. Attraverso il telefonino, infatti, ci si può avvicinare o allontanare dagli altri: ci si può proteggere dai rischi dell’impatto emotivo diretto, trovando una risposta alle proprie insicurezze relazionali, alla paura del rifiuto ed ai sentimenti di insicurezza; ma ci si può altresì mantenere vicini e presenti costantemente alle persone a cui si è legati affettivamente, gestendo l’ansia da separazione e la distanza, costruendo un “ponte telefonico” che attraversa infiniti spazi in pochissimo tempo. Un rischio della estremizzazione della telefonino-mediazione delle relazioni è che il cellulare, piuttosto che diventare uno strumento di sostegno per affrontare le difficoltà di confronto con gli altri, diventi uno strumento per gestire abitualmente le relazioni.

In tal modo è possibile che la “comunicazione telefonica” diventi un sostituto della “comunicazione reale”, che lo strumento tecnico prenda il sopravvento e finisca per sostituirsi alla realtà, creando e alimentando una equazione “comunicazione telefonica = comunicazione reale”.

Un’altra importante moderna funzione psicologica del cellulare è quella di rappresentare un mezzo per gestire la solitudine e l’isolamento, assumendo quasi il ruolo di “antidepressivo o ansiolitico multimediale”, nei confronti del quale diviene ben presto facile diventare dipendenti. In questo senso il telefonino diventa il simbolo della “presenza dell’altro”, che è un’entità sempre a portata di mano.

Una terza funzione ormai crescente del cellulare è quella di rappresentare un mezzo per vivere e dominare la realtà, con le sue innumerevoli possibilità tecniche in grado di regalare l’idea di poter essere presente e capace di “fermare il tempo”, con una o più immagini, un’illusione di potere che può essere spinta fino alla sensazione estrema di onnipotenza.

I rischi dell’abuso di queste funzioni sono maggiori nei ragazzi, in quanto l’età evolutiva è il momento dell’apprendimento delle modalità di contatto sociale reale e delle capacità di controllo degli impulsi e delle emozioni. La comunicazione attraverso il telefonino, infatti, potrebbe finire per divenire l’unica capacità di mettersi in relazione e contemporaneamente la sua perpetua possibilità di contatto non stimola né la capacità di controllare il rinvio della soddisfazione dei bisogni che si concretizza nell’attesa, né la conseguente creatività che si sviluppa nell’attesa.

LA FOTOCAMERA DIGITALE

gennaio 12, 2012

Le prime fotocamere digitali anni fa assomigliavano più a dei robots dotati di televisore che a vere macchine fotografiche.

Erano scatole metalliche, ingombranti e dai risultati veramente pessimi. Ma l’evoluzione dell’elettronica è avvenuta a passi giganteschi tant’è che oggi ad una macchina fotografica che al posto della pellicola ha sensori e microchip, si può chiedere moltissimo, sicuramente più di quanto la fotografia tradizionale su pellicola era in grado di dare.

Sulla fortissima spinta commerciale impressa dalle case costruttrici la qualità delle ‘elettroniche’ è diventata elevata e nel contempo è aumentata l’attenzione del  pubblico, anche quello degli intenditori.

Uno dei regali di Natale più acquistati è ormai da alcuni anni proprio la macchina fotografica digitale, che ha conquistato il mercato in pochissimo tempo relegando in soffitta macchine a pellicola eccezionali come ad esempio la Nikon F6, una professionale modernissima ma nata già vecchia perchè a pellicola.

La scelta dei costruttori vecchi e nuovi che si sono buttati a capofitto sul mercato del digitale, di diversificare la produzione, si è rivelata poi vincente:  fascia medio-bassa con macchine fotografiche semplici da usare e di basso costo destinate a chi fa solo qualche foto ogni tanto, macchine consumer medie, con caratteristiche adatte ad un pubblico di fotoamatori evoluti e macchine superprofessionali, per lavori giornalistici e specialistici di altissima qualità con costi spesso elevati. E tuttavia con l’aumentare della qualità tecnica le differenze si sono assottigliate tanto che oggi è difficile trovare macchine digitali pessime.

Oggi la fotografia digitale, che ci piaccia o no, ha scalzato, ormai per sempre, la fotografia tradizionale e la sua grande dote è stata ed è quella dell’immediatezza.

Basta scattare la foto e la si può rivedere subito, sia sul piccolo schermo della stessa macchina fotografica, che sul computer. La si può correggere, trasferire suCD e DVD, memorizzarla su supporti magnetici o ottici, stamparla più o meno rapidamente con la propria stampante – e in questo settore i progressi qualitativi sono stati notevoli – oppure farla stampare da un laboratorio con risultati che oggi sono sicuramente di qualità. Insomma ne abbiamo visto delle belle e probabilmente non è ancora finita, perchè la tecnica progredisce ancora e le nuova macchine fotografiche sono sempre più evolute!

L’INTERFACCIA!

dicembre 9, 2011

L’ Interfaccia (dal lat:“inter facies”: tra le facce) è un dispositivo hardware  che permette a due unità di connettersi fisicamente e quindi di scambiare segnali in un senso o in entrambi i sensi.

Il termine interfaccia viene spesso utilizzato nelle discipline tecniche con il significato di dispositivo fisico o virtuale che permette la comunicazione fra due o più entità di tipo diverso; ogni entità espone una sua faccia, con il suo particolare protocollo di comunicazione e il dispositivo viene interposto fra di esse.

Interfaccia uomo-macchina IUM  si riferisce allo strato che separa un essere umano che sta utilizzando una macchina dalla macchina stessa.

Un esempio di  interfaccia uomo-macchina è l’hardware e il software di un calcolatore, che rende possibile ad un singolo operatore il monitoraggio.

L’interfaccia utente comprende il flusso di informazioni per il supporto delle decisioni, attraverso:

  • messaggi visivi (generalmente forniti da uno schermo o monitor);
  • messaggi sonori (altoparlanti, sirene, ricetrasmittenti);
  • azioni di controllo (tastiere, pulsanti, interruttori).

Un insieme di più monitor, dispositivi e superfici di controllo forma una console o stazione di controllo.

Da una console, un operatore visiona le informazioni, riceve notifiche ed esegue azioni di controllo.

Le console

Una console è un dispositivo elettronico concepito esclusivamente o primariamente per giocare con videogiochi. Nei primi anni di vita della console alcuni modelli permettevano di giocare solo ad un numero limitato di videogiochi implementati al suo interno. Nella sua implementazione più evoluta e odierna la console invece è un computer che esegue videogiochi sotto forma di software memorizzato su un supporto di memorizzazione.

Numerose sono le industrie e le aziende che hanno prodotto e realizzato console di ogni tipo. Così come avviene nel mondo dei personal computer, anche l’universo delle console presenta una classificazione con la quale si categorizzano i diversi tipi di dispositivi

Le console infatti vengono distinte in “portatili” e “da tavolo” (o “fisse”).

Le console portatili (come il Game Boy o la PlayStation Portable) sono dispositivi palmari di piccole dimensioni dotati di schermo a cristalli liquidi (monocromatico o a colori, come nel caso dei dispositivi più moderni), lettore di cartucce elettroniche o dischi ottici, nelle quali si trova memorizzato il programma, e alimentazione a batterie.

Le console “da tavolo” sono caratterizzate da maggiori dimensioni, circuiteria più complessa (simile a quella dei moderni personal computer), presenza di connettori dove collegare periferiche come gamepad o altro, un cavo per l’alimentazione e uno per la connessione ad uno schermo televisivo.

Negli anni ottanta e novanta del XX secolo, con l’invenzione della grafica tridimensionale (poligonale) molte industrie dai marchi prestigiosi, si sono avvicendate nella produzione di console sempre più potenti capaci di eseguire programmi di grande complessità. SEGA Corporation e Nintendo costituiscono ormai dei marchi storici di aziende che ben si sono sapute districare nel pionieristico mondo delle console.

La Sega ha abbandonato il mercato dell’hardware nel 2001, rimanendo però un importante e prolifico produttore di software, Nintendo ha visto un periodo di calo delle vendite dovuto alla grande diffusione del fenomeno di costume, quasi una moda, della PlayStation, tra l’altro nata da un progetto comune tra Sony e Nintendo per dotare il Super Nintendo di un lettore cd.

Di recente, grazie anche alla situazione di stallo della terza PlayStation, bloccata in un segmento di mercato elitario, Nintendo è riuscita a tornare leader di mercato, grazie all’innovativo

Wii console

Il Wii (pronunciato come il pronome inglese we, /wi/ ) è una console per videogiochi prodotta da Nintendo e succeduta al Nintendo GameCube.

La sua caratteristica più distintiva è il controller senza fili, il Wiimote (crasi di Wii e Remote), simile ad un telecomando, che reagisce alle forze vettrici e all’orientamento rispetto allo spazio tridimensionali attraverso un accelerometro a 3 assi presente al suo interno, e tramite una rudimentale videocamera posta ad una delle sue estremità interagisce con la barra sensore rendendo, inoltre, possibile il suo utilizzo come sistema puntatore sullo schermo TV.

Il Wii è la più piccola console non portatile prodotta da Nintendo, largo approssimativamente quanto tre custodie di DVD, più sottile dell’Xbox 360 e della PlayStation 3.

Può essere tenuto sia orizzontalmente che verticalmente. Lo stile del design si discosta profondamente da quello del GameCube, da molti ritenuto più vicino a un giocattolo che a un oggetto hi-tech. Grazie alla totale assenza di parti mobili al di fuori della piccola ventola di raffreddamento, il Wii risulta alquanto silenzioso durante il funzionamento.

Essa è dotata di numerosi accessori (balance board, volante..) ed è diventata in breve un vero e proprio fenomeno di costume!

I FRATTALI

febbraio 25, 2011

 

“A cosa servono i frattali?”
“I frattali servono a descrivere le nuvole

I FRATTALI, LA NATURA E L'UOMO - SierpinskiPrendiamo un’immagine di nuvole: esse sono fatte di grandi cumuli costituiti di molte protuberanze, a loro volta contenenti rigonfiamenti più piccoli, fatti di altri rigonfiamenti, e così via, fino alle dimensioni più piccole che si è in grado di vedere.

In realtà, da una fotografia che mostra solo nuvole non è possibile ricavare le dimensioni delle nuvole stesse senza rifarsi ad informazioni addizionali.

La caratteristica più appariscente della forma delle nuvole è la struttura fortemente irregolare, “interrotta”. Le nuvole, dunque, sono esempi di oggetti geometrici non convenzionali. La matematica amava le forme semplici: le linee rette, i quadrati, i poligoni regolari (pentagono, esagono, ottagono), le circonferenze e le parabole, sfere, cubi, cerchi,…In natura, al contrario, le figure regolari sono in realtà delle pure eccezioni. Dove di si trova un cubo, o una sfera perfetta? Gli alberi, le nubi, le felci, i cavolfiori, i fulmini, le montagne e le rocce, le coste,… tutto appare irregolare, spigoloso, frammentato.

Lo spiegò assai bene Benoit B. Mandelbrot quando indicava tale incapacità della geometria di fronte al gioco della natura: “Perché la geometria viene spesso descritta come fredda e arida? Una delle ragioni sta nella sua incapacità di descrivere la forma di una nuvola, di una montagna, di una linea di costa. Le nuvole non sono sfere, le montagne non sono coni, le linee di costa non sono cerchi e la corteccia non è piana, e neppure la luce si propaga in linea retta”. E’ da queste considerazioni che nasce la geometria frattale. 

Che cos’è un frattale?

La definizione più semplice e intuitiva lo descrive come una figura geometrica in cui un motivo identico si ripete in tutte le direzioni e a scala continuamente ridotta. Questo significa che ingrandendo la figura si otterranno forme ricorrenti e ad ogni ingrandimento essa rivelerà nuovi dettagli. Contrariamente a qualsiasi altra figura geometrica un frattale, invece di perdere dettaglio quando è ingrandito, si arricchisce di nuovi particolari. In altre parole, ingrandendo una parte della figura, possiamo individuarvi una copia in scala della figura stessa.

In generale si considera frattale un insieme che goda di tutte o molte delle seguenti proprietà:

  • Autosomiglianza, ovvero l’unione di copie di se stesso a scale differenti. Come già detto, si trova la stessa figura (e la stessa formula matematica) procedendo verso scale di grandezza differenti, più piccole o più grandi;

  • Struttura fine, per cui si rivelano dettagli ad ogni ingrandimento;

  • Irregolarità, per la quale i punti del luogo non soddisfano semplici condizioni geometriche o analitiche;

  • Dimensione frattale, cioè il riconoscimento che la dimensione di un frattale, sebbene questo possa essere rappresentato in uno spazio convenzionale a due o tre dimensioni, non è necessariamente un intero, ma può anche essere una frazione o un numero irrazionale.

I frattali: geometria della natura

Durante una passeggiata in campagna o in un bosco si è immersi nella natura fra montagne, alberi, erbe, fiori di tutti i tipi e di tutte le dimensioni. A parte l’indiscutibile bellezza dell’ambiente, un occhio più esperto può cogliere nella forma di tutti questi oggetti delle curiose proprietà geometriche.

Una felce, un girasole, un broccolo:

Un fiocco di neve al microscopio, una pianta grassa:

Un fiume, un lago ghiacciato:

LE ILLUSIONI OTTICHE E GEOMETRICHE

febbraio 25, 2011

Prima di iniziare a trattare questo argomento bisogna dare una alcune informazioni: in base al meccanismo che ne è causa si hanno tre categorie di illusioni :

  • ottiche, quando sono causate da fenomeni puramente ottici e pertanto non dipendenti dalla fisiologia umana;
  • percettive, in quanto generate dalla fisiologia dell’occhio. Un esempio sono le immagini postume che si possono vedere chiudendo gli occhi dopo avere fissato un’immagine molto contrastata e luminosa;
  • cognitive, dovute all’interpretazione che il cervello dà delle immagini. Un caso tipico sono le figure impossibili e i paradossi prospettici.

Un miraggio è un esempio di illusione naturale dovuta a un fenomeno ottico. La variazione nella dimensione apparente della Luna (più piccola quando è sopra la nostra testa, più grande quando è vicina all’orizzonte) è un’altra illusione naturale; non si tratta di un fenomeno ottico, ma piuttosto di un’illusione cognitiva o percettiva.

Dopo questo breve excursus tratterò alcune delle illusioni geometriche più note.

Paradossi Geometrici: quando la nostra mente elabora delle immagini bidimensionali e cerca di ricreare un ambiente tridimensionale a causa delle figure che le compongono possono crearsi dei divertenti paradossi percettivi.

BINARIO

Quando si accostano dei segmenti paralleli a delle linee oblique si può assistere alla nota illusione del binario chiamata anche l’illusione “dei segmenti di Ponzo” dal nome dello scopritore di questo fenomeno.

Nella figura qui sopra per esempio il segmento inferiore sembra più corto di quello che sta sopra mentre invece sono perfettamente uguali.
Ciò avviene perchè i nostri occhi interpretano la figura prospetticamente a causa delle due rette oblique laterali che simulano il cosiddetto “punto di fuga”.
Quindi i due segmenti vengono visti come se stessero su due piani differenti: quello in basso vicino a noi e l’altro più lontano.
Essendo poi in realtà di uguale lunghezza il cervello crede erroneamente che quello più “lontano” deve essere per forza più grande e così si genera l’illusione.
Una legge della percezione infatti, la legge di Emmert, postula:”La dimensione percepita di un particolare angolo visivo è direttamente proporzionale alla sua distanza percepita”, o in parole povere:”Più un oggetto ci sembra lontano, più ci sembra grande!”

Anche nelle figure qui sopra l’illusione prende vita dall’accostamento a rette oblique.
E nell’immagine inferiore notiamo che anche dei cerchi subiscono lo stesso tipo di ‘trattamento’.In ognuno dei casi quindi la figura posizionata vicino al punto di contatto delle due rette laterali viene vista come se fosse più grande dell’altra anche se così non è!

Evanescenze Geometriche: è possibile combinare degli oggetti in un disegno, in modo tale che spostandoli ad arte si creino delle particolari illusioni dette evanescenze geometriche!

SEGMENTI

Partiamo allora da un disegno che rappresenta dei segmenti verticali che, per maggiore chiarezza, disegneremo come formati da punti colorati.

Supponiamo pure che questi segmenti siano divisi perpendicolarmente da una linea che li separi in due parti.
Contrassegniamo quindi ognuna delle due parti di una linea con un numero ed una lettera.

Adesso spostiamo la parte inferiore del disegno verso sinistra, in modo tale che la parte inferiore di ogni segmento coincida con quella superiore del segmento che lo precedeva.

Cosa è successo?
I sei segmenti sono diventate 5! E nello stesso tempo ognuno si è un po’ allungato…
E’ come se fossimo riusciti, con questo slittamento, a prenderne uno e dividerlo lungo gli altri!
Anzi, è proprio quello che in un certo senso è successo!
Il risultato finale, perciò, sarà che non vedremo più 6 segmenti, ma soltanto 5 e solo l’aiuto dei colori e dei punti ci aiuterà a scoprire il trucco e a vedere che le dimensioni di ognuno sono aumentate.
Se avessimo fatto la stessa cosa con dei segmenti molto sottili, saremmo riusciti a farne scomparire uno senza capire come!

Proviamo allora a fare lo stesso esperimento con appunto 8 segmenti uguali e spostiamoli lungo un asse obliquo. 

Gli 8 segmenti sono diventati 7 e solo misurandoli possiamo constatare che si sono allungati…
La tecnica descritta sopra può essere resa ancora più sorprendente se sistemiamo i segmenti in modo differente:I numeri e le lettere ci aiutano a capire, facendo riferimento al primo disegno, come abbiamo posizionato i segmenti.
Per maggiore chiarezza, poi, creiamo due distinte parti superiori, contrassegnate dalle rette rosse tratteggiate.
Adesso allora invertiamo la posizione di quelle due parti, sempre in modo tale che la parte superiore dei segmenti coincida con quella inferiore di quelli che stavano nell’area sotto la linea bianca.

Come vedete abbiamo ancora una volta fatto scomparire uno dei segmenti, ma dato che non ci siamo limitati a far slittare il disegno ma a spostarne due parti, il trucco è meno avvertibile!

Oggetti Impossibili: Sono oggetti non esistenti nella realtà ma solo nelle raffigurazioni a due dimensioni.
Essi sono infatti contraddistinti dal presentare all’osservatore dei curiosi paradossi geometrici.

TRIANGOLO

Questo triangolo ideato dal matematico Lionel Penrose deve l’aggettivo impossibile al fatto che osservando i suoi lati si ha l’impressione che uno venga verso di noi e uno sembri allontanarsi…
Studiando infatti i suoi angoli ci accorgiamo che sono tutti e tre di 90°!
Si tratta di un ovvio paradosso poiché sappiamo che la somma degli angoli interni di un triangolo deve dare 180°!

Stanza di Ermes: è una camera dalla forma distorta in modo tale da creare un’illusione ottica di alterazione della prospettiva. È stata inventata dall’oftalmologo americano Adelbert Ames nel 1946 su un’idea di Hermann Helmholtz.

La stanza è costruita in modo che vista frontalmente appaia come una normale stanza a forma di parallelepipedo, con due pareti laterali verticali parallele, una parete di fondo, un soffitto ed un pavimento paralleli all’orizzonte. In realtà la pianta della stanza ha forma di trapezio, le pareti sono divergenti ed il pavimento ed il soffitto sono inclinati. Le inclinazioni e le proporzioni nella dimensione degli elementi posti alle diverse profondità sono calcolate tenendo conto delle regole della prospettiva. Per effetto dell’illusione una persona in piedi in un angolo della stanza appare essere un gigante, mentre un’altra persona situata nell’angolo opposto sembra minuscola. L’effetto è così realistico che una persona che cammini da un angolo all’altro sembra ingrandirsi o rimpicciolirsi. Alcuni studi hanno dimostrato che l’illusione si può avere anche senza l’utilizzo di pareti e soffitto, ma è sufficiente creare un orizzonte apparente (in realtà non orizzontale) su un appropriato sfondo. L’occhio valuta la dimensione degli oggetti in funzione del finto orizzonte.

Comunque queste sono solo alcune illusioni geometriche…ma ce ne sono moltissime altre!!!!

una breve riflessione!

febbraio 23, 2011

Questo lavoro di geometria è stato molto inaspettato! Infatti quando ho saputo che quest’anno avrei dovuto fare un esame di matematica che trattava la geometria mi ero un po’ depressa perché, come ho scritto nel mio lavoro, non ho mai avuto un bellissimo rapporto con questa materia..! Quindi mi sono preparata psicologicamente a ristudiare teoremi che a scuola ci avevano cercato di inculcare ..! Ma tutto è stato molto sorprendente come lo è stato l’anno scorso con matematica! Fin da subito ho percepito che l’esame non si trattava di tabelline, logaritmi o altre cose di questo tipo, ma di una visione concreta e moderna della matematica!  È stato interessante lavorare per questo esame perché mi sono scoperta creativa, fantasiosa e ho scoperto che in realtà la matematica c’entra proprio con tutto!

Inoltre mi ha dato tante idee divertenti e semplici per spiegare e far amare questa disciplina!!

l’incontro con la matematica

febbraio 3, 2010

E` importante avere un incontro costruttivo e stimolante con la matematica! Cosa che la scuola molto spesso non dà!

Ci sono diversi modi per incontrarla:

-in attività della vita quotidiana come per esempio contare le ore di studio per organizzare la giornata, per apparecchiare la tavola o fare i conti della spesa;

-in attività professionali: fare il bilancio delle aziende o fissare gli appuntamenti;

-a scuola;

-all’università;

-nell’arte;

-nel gioco.

La matematica va vista come strumento per capire, conoscere, operare. Bisogna essere curiosi di capire, sentire sfidata la propria intelligenza.

È inoltre importantissimo far capire che la matematica ha qualcosa da offrire a tutti! Anche e soprattutto a quelli che non la amano..!Infatti, tralasciando i proprio giudizi su questa disciplina, si dovrebbe a mio parere riflettere in primis sull’idea di uomo che ciascuno ha! La matematica cioè, oltre ad ampliare il proprio bagaglio culturale, aiuta la formazione del pensiero e delle sue strutture e la determinazione di abilità cognitive e razionali.

citazione GODEMENT

febbraio 3, 2010

Da Cours d’Algèbre

di ROGER GODEMENT

(…)

Il primo dovere dei matematici, e di molti altri, sarebbe , piuttosto, quello di fornire ciò che non viene loro richiesto, cioè degli uomini capaci di riflettere da soli, di scovare argomentazioni false e le frasi ambigue, e agli occhi dei quali la diffusione della verità fosse infinitamente più importante!

Anche insegnando matematica si può almeno tentare di dare alle persone il gusto della libertà e della critica, e abituarle a vedersi trattare come esseri umani dotati della facoltà di capire.

 

Ho trovato molto interessante questa citazione perché indica il fatto che noi siamo immersi nella matematica che ci è necessaria per capire le cose fino in fondo nella loro complessità e genialità! Questo secondo me può avere luogo solamente se si insegna la matematica utilizzando metodi sempre più innovativi e moderni!

La discalculia

febbraio 3, 2010

Esistono molte persone per cui pensare per numeri costituisce una fatica enorme se non un vero e proprio incubo; la matematica per loro è un mondo incomprensibile e costringerli ad applicarsi può risultare come una punizione. Fino a pochi anni fa questi studenti sono stati additati come scansafatiche o come poco dotati intellettivamente.

 In realtà le difficoltà che questi bambini incontrano nell’apprendimento della matematica possono rappresentare un sintomo di un vero e proprio disturbo, non attribuibile a fattori di tipo contestuale o altrimenti reversibili. Si parla in questo caso di disturbi specifici nell’uso dei numeri o del calcolo ( DISCALCULIA EVOLUTIVA )

L’incidenza di tale disturbo sembra oscillare tra l’1% e il 5% della popolazione.

COS’ E’ LA DISCALCULIA EVOLUTIVA?

La discalculia evolutiva è una disabilità di origine congenita o di natura neuropsicologa che impedisce a soggetti intellettivamente normodotati di raggiungere adeguati livelli di rapidità e di correttezza d operazione di calcolo (calcolo a mente, anche molto semplice, algoritmo delle operazioni in colonna, immagazzinamento di fatti aritmetici come le tabelline), e di processamento numerico (enumerazione avanti ed indietro, lettura e scrittura dei numeri, giudizi di grandezza tra i numeri). Dunque riguarda la parte esecutiva della matematica e ostacola quelle operazioni che normalmente dopo un certo periodo di esercizio tutti i bambini svolgono automaticamente, senza la necessità di particolari livelli attentivi. La disclculia a volte può ostacolare l’efficienza del ragionamento aritmetico e del problem solving matematico (concetti matematici, soluzion di problemi), competenze che altrimenti sarebbero integre.

DISCALCULICI EVOLUTIVI SI NASCE O SI DIVENTA?

Si nasce discalculici evolutivi! vi nell’uomo l’esistenza di un modulo innato che consente di riconoscere la numerosità, di distinguere mutamenti di numerosità, di ordinare i numeri in base alle dimensioni. Dagli ultimi studi eseguiti si ha ragione di ritenere che la discalculia evolutiva abbia la sua origine da una inefficienza congenita di tale modulo.

COME RICONOSCERE LA DISCALCULIA EVOLUTIVA?

E’ in particolar modo verso la fine della terza elementare che può risultare facile fare l’ipotesi che un bambino possa essere affetto di discalculia evolutiva. E’ infatti questo il momento scolastico in cui le operazini di calcolo e di processamento numerico più elementari vengono iniziano ad essere svolte da tutti i bambni con elevati livelli di automatizzazione. Per diagnosticare questo disturbo bisogna saper cogliere delle discrepanze: a fronte di una intelligenza adeguata in molte materie scolastiche si nota grande difficoltà nell’immagazzinare le tabelline o nell’esegure semplici operazioni a mente senza l’uso delle dita o dell’enumerare correttamente all’indietro. Spesso la discalculia evolutiva si manifesta solo con un’eccessiva lentezza nell’eseguzione di calcoli o di operazioni, in cui però il risultato è spesso corretto. Già in seconda elementare è possibile osservare sintomi precoci di un disturbo discalculico, come, per esempio, la difficoltà di contare all’indietro da 20 a 0, la difficoltà a scivere e leggere dei numeri ad una cifra, a difficoltà ad eseguire l’addizione di numeri in coppia (3+3, 2+2, 5+5..)..

COSA FARE CON UN BAMBINO CON DISCALCULIA EVOLUTIVA?

L’obiettivo primario è che il bambino possa procedere nella concettualizzazione della matematica e nella capacità di risolvere problemi matematici minimizzando al massimo la dipendenza dalla sua disabilità; nella soluzione dei problemi è quindi importante che i bambino possa usare una calcolatrice. Inoltre però è necessario che  i bambini siano aiutati a migliorare negli ambiti deficitari con esercizi molto mirati che possono consentire di diminuire l’intensità del disturbo.

citazione SCHOMBERG

febbraio 3, 2010

Citazioni da Manuale di armonia

Di ARNOLD SCHOMBERG

Quando insegnavo,

non cercavo mai di dire all’allievo solo quello che sapevo,

non semmai quello che lui non sapeva.

E tuttavia neppure questa era la cosa principale,

anche se mi costringeva a trovare

per ogni allievo qualcosa di nuovo;

ma mi sforzavo soprattutto di mostrargli

l’essenza delle cose alla radice.

Perciò non osservavo mai quelle rigide regole

Che tendono i loro lacci intorno alle menti dei giovani,

e tutto si risolveva in indicazioni e suggerimenti

che non vincolavano l’allievo

così come non vincolavano il maestro.

Se poi l’allievo poteva fare ancora meglio senza di esse,

ne faceva a meno.

(…)L’insegnante che non si appassiona

Perché dice solo quello che sa,

pretende troppo poco anche dai suoi allievi.

Ho voluto inserire queste citazioni perché mi sembrano molto moderne e corrette! Sono assolutamente d’accordo con il fatto che il maestro debba continuamente informarsi sui nuovi metodi di insegnamento e capire con intelligenza quali sono i bisogni e le “regole” più adatte a ciascun allievo!..Soprattutto se penso all’insegnamento della matematica trovo fondamentale il sapersi rinnovare e utilizzare in modo nuovo tutte le metodologie più antiche e utilizzate!